Mediazione civile: meno procedimenti definiti ma Organismi privati più efficaci.

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Il Ministero della Giustizia ha pubblicato le statistiche sullo stato della Mediazione civile relative all’anno 2013.

Dai dati emerge chiaramente un incremento del numero dei procedimenti attivati e un corrispondente calo delle mediazioni definite, elementi entrambi riconducili al decreto del fare introdotto nell’estate del 2013.

Appare chiaro, allo stato, come le norme di nuova introduzione attraverso cui si è voluto attribuire al primo incontro preliminare (interlocutorio) una funzione pressoché informativa sulla mediazione, piuttosto che un reale e proficuo incontro, costituiscono uno strumento che non invoglia le parti a percorrerla, sia perché si è voluto prevedere un incontro sostanzialmente gratuito, sia perché dalla loro mancata adesione non deriva alcuna sanzione per le stesse (di fatto, si è inteso neutralizzare la possibilità di chiedere la formulazione di una proposta al mediatore, mentre nella precedente formulazione normativa, al primo incontro, era rimessa alla facoltà delle parti e del regolamento dell’Organismo).

Dai dati emerge anche l’assenza di una vera cultura della mediazione: nei primi tre trimestri del 2012, anno in cui questa era obbligatoria, il numero delle mediazioni è stato di circa 130 mila; nello stesso arco temporale riferito però all’anno 2013, nel quale la mediazione è divenuta facoltativa sulla scorta della sentenza della Consulta, sono stati attivati circa 15 mila procedimenti.

E’ stato poi sufficiente reintrodurre la mediazione obbligatoria con il decreto del fare, per ottenere nel successivo ultimo trimestre 2013, un balzo in avanti dei procedimenti iscritti, che sono arrivati a quota 26 mila, quasi il doppio dei tre trimestri precedenti.

Anche i dati sulle definizioni delle mediazioni mostrano come il decreto del fare abbia influito negativamente sulle chance di conclusione positiva della mediazione: nel corso dei primi 3 trimestri del 2013 (periodo di mediazione non obbligatoria) il trend di chiusura dei procedimenti è rimasto sostanzialmente costante (in media, circa il 50% di quelli attivati). A partire dal successivo trimestre 2013 (il quarto), ovvero dopo l’entrata in vigore il decreto del fare con la previsione del primo incontro preliminare, si è avuto un crollo dei procedimenti definiti (in media, circa il 30% dei procedimenti attivati è stato definito), segno del fatto che nella maggioranza dei casi, al primo incontro, le parti hanno declinato l’invito del mediatore a proseguire nella mediazione.

Unica nota positiva emerge con riferimento all’efficienza degli Organismi privati che verosimilmente per ragioni economiche (oltre che di merito) spingono per la chiusura dei procedimenti in misura maggiore rispetto ai concorrenti rappresentati dagli Ordini: difatti, rispetto agli Organismi costituiti presso gli Ordini degli Avvocati, quelli privati giungono alla definizione dei procedimenti nel 20% dei casi in più, sintomo questo di maggiore efficacia ed efficienza.

In ultimo, riguardo all’efficacia dei tre tipi di procedimenti, ovvero quello volontario, obbligatorio e delegato, i dati dimostrano come nelle mediazioni delegate vi è maggiore possibilità di chiusura rispetto alle restanti procedure, segno del fatto che gli inviti rivolti dai giudici alle parti e ai rispettivi legali producono un effetto persuasivo maggiore rispetto a quelli suggeriti dal mediatore (basti pensare che il giudice valuta il contegno delle parti e conseguentemente distribuisce il peso delle spese di giudizio).